Dubravka Ugrešić

Dubravka Ugresic è una scrittrice croata che vive in esilio.

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Su di lei si è scritto molto, perchè è molto brava e scrive divinamente

Cristiano Pambianchi vs Dubravka Ugresic

Scrittori perseguitati dal “democratico” stato croato

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Il suo articolo più famoso è sicuramente: “Una Croazia sul modello fascista” ed è un articolo perfetto che racconta bene del nazionalismo croato che ha scatenato la guerra e cosa ne è derivato

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Dubravka Ugrešic: Sono molto cambiata. Non vivo più dove vivevo prima. Vivo con insicurezza, mentre prima vivevo in modo sicuro. Coscientemente o no, porto con me quel mio bagaglio. Una delle mie esperienze più choccanti è stato che a Zagabria, dove vivevo una vita ordinata e stabile, completamente integrata – insegnavo alla facoltà, scrivevo – in una notte tutto è scomparso a causa di un dettaglio. Sui giornali è stato pubblicato un articolo contro di me e il giorno seguente tutta la città mi ha voltato le spalle. Le persone che consideravo mie amiche non mi chiamavano più – hanno smesso di chiamarmi quel mattino, i vicini di casa mi hanno voltato le spalle, la gente con cui lavoravo alla facoltà ha smesso di salutarmi. Si è trattato di un incubo che io cerco di dimenticare.
Mi chiederete come è possibile che tutto ciò che aveva un valore per 20 anni fosse potuto sparito a causa dell’articolo in cui c’era scritto che ero una traditrice, una nemica dello stato o una strega? Ciò è del tutto inventato e lì teminano anche le proprie illusioni. Tutti noi portiamo qualche fantasia domestica. Quando abbiamo freddo pensiamo: “mi riscalderò a casa”. D’un tratto tutto si è mostrato non valido. In questo senso la mia storia è una storia ebrea. Un giorno qualcuno vi mette la stella e basta. E intorno a voi terra bruciata.

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Questa povera signora sta parecchio turbata!

Dubravka Ugrešic: Non bisogna permettere l’oblio. Finché non si raggiungerà un’ampia sensibilità verso queste cose, occorre ripeterle continuamente, perché la gente non vuole riconoscere di essersi comportata da canaglia. Regolarmente le canaglie non riconoscono di esserlo, e nemmeno saranno mai coscienti di ciò, perché, se così fosse, non lo sarebbero mai state. Bisogna alimentare questo sentimento, perché in fondo si è trattato di una nostra scelta, Miloševic è stata una scelta serba, Tudjman è stata una nostra scelta e la gente ha votato, non una, ma bensì cinque volte, e ha votato per la propria infelicità e disumanizzazione.

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Dubravka Ugrešić è una delle scrittrici croate più tradotte in Italia. Nel tempo, Garzanti prima, quindi Bompiani ed ora Nottetempo hanno pubblicato i suoi libri più significativi. Eppure è, o meglio sarebbe dire, è stata una delle scrittrici più odiate in patria al tempo della cosiddetta “Guerra patriottica” e del regime di Tuđman, tanto da costringersi a una sorta di auto esilio, scegliendo poi di vivere in Olanda.

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Il timore però è che l’invito sia rivolto alla dissidente più che alla brava scrittrice che la Ugrešić è, facendole ricoprire un ruolo che ormai dovrebbe scrollarsi di dosso, credo con una profonda riflessione sui passi in avanti compiuti dalla Repubblica di Croazia dai tempi di Tuđman che, perseguitando lei ed altri scrittori critici, mostrava il volto becero di un regime.

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Nel 2017 la Ugresic pubblica LISICA (La volpe) e li per li non succede nulla, ma dopo un po’ Slaven Letica appare alla tv croata difendendo il sig. Cristiano Pambianchi che è nel libro della Ugresic. Nell’intervento in tv il sig. Letica critica la Ugresic per la condanna che fa ad Ante Gotovima che è un militare coinvolto nella cacciata di 250.000 serbi e risultato colpevole in un primo processo in cui ha avuto 24 anni di condanna anche se assolto poi in appello, quando la Croazia era già entrata in Europa.. guarda caso. Il sig Slaven Letica difende anche il sig. Cristiano Pambianchi che la Ugresic ha citato anche se è molto difficile tradurre bene il pensiero della Ugresic e detto in parole povere in pratica è una feroce critica al comportamento on line del sig. Pambianchi rispetto alla scrittrice

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CROAZIA. I CRIMINALI DIVENTANO EROI

CROAZIA: Quell’indipendenza pagata coi soldi del crimine organizzato

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Ma non è la prima volta che il sig. Slaven Letica critica la sig.ra Ugresic

La pagina di Wikipedia che parla delle 5 scrittrici diffamate in Croazia ce la siamo salvata tempo addietro poichè i croati nazionalisti continuano a cambiare la pagina del criminale Tudman

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In the following years Letica continued to appear in the Croatian media as a commentator, espousing opposition views, and became a regular columnist for Globus, a popular news magazine.[3] During his time at Globus he gained some notoriety due to an unsigned 1992 opinion piece (which he eventually admitted to have written), titled “Croatian Feminists are Raping Croatia”, in which he attacked five Croatian feminist writers (Slavenka DrakulićVesna KesićJelena LovrićDubravka Ugrešić and Rada Iveković), accusing them of betraying Croatia. The article was a source of significant controversy which ultimately resulted in a successful defamation lawsuit against the magazine.[4][5]

10 novembre 2022. Profilo pubblico visibile a tutti.. non vi pensate che facciamo gli hacker. RIPETIAMO : PROFILO PUBBLICO

migliaia di followers

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Effettivamente i cetnici di Torino sono i più problematici da gestire

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Negli anni successivi Letica ha continuato ad apparire nei media croati come commentatore, sposando le opinioni dell’opposizione, ed è diventato un editorialista regolare di Globus , una popolare rivista di notizie . [3] Durante la sua permanenza alla Globus ha guadagnato una certa notorietà a causa di un articolo d’opinione non firmato del 1992 (che alla fine ha ammesso di aver scritto), intitolato “Le femministe croate stanno violentando la Croazia”, ​​in cui ha attaccato cinque scrittrici femministe croate ( Slavenka Drakulić , Vesna Kesić , Jelena Lovrić , Dubravka Ugrešić e Rada Iveković), accusandoli di tradire la Croazia. L’articolo è stato fonte di polemiche significative che alla fine si sono concluse con una causa per diffamazione contro la rivista. [4] [5]

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NIKOLA TESLA ERA SERBO

Nikola Tesla Serbian Genius

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Cristiano Pambianchi Signor Cristian non vorrei fare la polemica. Io voglio bene tutti i popoli della ex Jugoslavia. Solamente non capisco il motivo xché Lei odia così il mio popolo !??? Io sempre dico che la storia è solamente nostra e no vostra . Voi con i vostri alleati venivate da noi senza invito e sapete bene cosa avete portato nelle nostre terre. Solamente il sangue 🩸. Ma io vi voglio tutti bene 😌 . Da me in circolo vengono da mangiare tutti … Croati, Serbi , Bosniaci musulmani, Albanesi, Romeni, Polacchi, Arabi, Persiani, Calabresi, Napoletani, Pugliesi , Piemontesi……….e tutti voglio tanto tanto bene e tutti loro mi vogliano bene e sono proprio fiero 🤩. U grande saluto e buona serata. Zoran

Che ne dice sig. Cristiano Pambianchi di darsi una calmata?

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Slaven Letica

Il grande reporter di guerra

Risposte alle questioni del Sig. Cristiano Pambianchi

Franjo Tuđman riconosciuto criminale in tutti i gradi di giudizio

LISICA (La volpe)

Dubravka Ugrešić: una Croazia sul modello fascista

Quando volevano dividersi la Bosnia

da Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi

Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi. G

Dom Marina Držića – La biografia – muzej-marindrzic.eu

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E DOPO LE AMEBE VENNERO I CROATI

Mostra Marino Darsa non piaciuta

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Cristiano in ogni luogo e ogni momento

Ripensare i Balcani

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Eretico Heretik

PAGINA DI UN MALATO DI MENTE GRAVE

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Guglielmo ignorante

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William ignorante

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Eretico Heretik

Città nostra

Croati contro la cultura

Bosnia

Non dire “gatto” se non ce l’hai nel sacco

I libri antichi del Sig. Cristiano Pambianchi

La verità sui fatti serbo-croati negli anni quaranta

Gli ustascia croati distruggono Milano

Squallidi e penosi ustascia croati

Anche gli italiani dalmati dicono ai croati di non rubare

Vera la frase di Scotti: croati pigliatutto

Mostra Marino Darsa non piaciuta

Il sig. Cristiano Pambianchi non ci credeva che sarebbe arrivata la condanna alla Croazia per violazioni dei diritti umani, pero’ lui è sempre li che denuncia tutti. La polizia postale avrà un ufficio apposito per lui, probabilmente 

In molti ricordano il caso della piccola Madina Hussiny, la bambina afghana che venne investita e uccisa da un treno a soli 6 anni, dopo che la polizia croata aveva respinto lei e la sua famiglia in Serbia. Ora la Corte costituzionale croata ha emesso una sentenza a favore della famiglia, confermando le violazioni dei diritti dei rifugiati in Croazia

Croazia: la Corte costituzionale condanna le violazioni dei diritti dei rifugiati

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Comunque a furia di segnalare il sig. Cristiano Pambianchi a est ovest.. adesso.. è bannato definitivamente, come pure in decine di altri forum

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Marco Polo … o Marko Polo ?
Riportiamo qui di seguito una delle numerose discussioni sbocciate su Wikipedia in merito alla supposta “croatizzazione” di Marco Polo.
Non sarò breve…
Intanto mi viene da dirvi: “Benvenuti nei Balcani!”, giacché questa di Marco Polo è una “tipica” maniera di affrontare questioni di carattere storico in quelle lande. Sono troppo duro?
Si legga per esempio Giuliano Procacci, Carte d’identità. Revisionismi, nazionalismi e fondamentalismi nei manuali di storia, Carocci 2005, oppure Dubravka Ugresić, The Culture of Lies, London 1998 (la scrittrice – accademica croata – è stata costretta ad emigrare in Olanda. In patria veniva tranquillamente chiamata “puttana traditrice” da alcuni pezzi grossissimi dell’establishment, perché denunciava le incredibili manipolazioni – anche storiche – operate dai nuovi governanti dopo il crollo della Jugoslavia). Con ciò – sia chiaro – io non intendo per nulla affermare che tutti sono della stessa pasta: da anni è in corso un rinnovamento negli studi storici croati, ma alcuni topos sono difficili da scalfire. Uno di questi topos è legato al nostro Marco Polo, e cercherò di spiegarlo.
 

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Per la prima volta un ex comandante dell’Uck, l’Esercito di Liberazione del Kosovo, è stato giudicato colpevole di crimini di guerra dal Tribunale Speciale dell’Aia (istituito nel 2015).
Salih Mustafa è stato condannato a 26 anni di reclusione per aver ucciso un serbo e aver torturato altre persone (almeno sei).

Naturalmente i comportamenti per così dire “accalorati” non sono solo nei confronti delle scrittrici educate e corrette, ma verso tutti

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Questi croati son fatti strani.. mettono la mascherina all’aperto, ma non in piena pandemia dentro la Pinacoteca di Brera.. vai a capire 

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Peccato che le leggi vanno rispettate avvocato e non si puo’ nemmeno dire che la legge non ammette ignoranza dato che lei sapeva, anche se non è il massimo della furbizia perchè scrive tutto sul suo profilo visibile a tutti 

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Facciamo un po’ d’ordine. L’avvocato giuslavorista Pambianchi ha stretti rapporti con Dubrovnik e organizzò a suo tempo serate sulle conseguenze della guerra in quella città. E’ intervenuto nel 2014 sulla pagina face book della rubrica “rai estovest”, solitamente dedicata alla cronaca e molto pacata sul piano politico. Un suo intervento forsennato pare sulla questione croata, ha provocato la chiusura temporanea del profilo (rai est ovest) e i giornalisti rai di quel profilo hanno denunciato la cosa in termini non amichevoli verso il  Pambianchi. Pambianchi stesso si è difeso facendo ricorso per vie legali. In sintesi, un personaggio squalificato e con un curriculum che dice tutto di lui. Non ti curar di lui, ma guarda e passa. A seguire uno stralcio della polemica del 2014

Dal web

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Per decoro evitiamo di scrivere cosa ne pensano i colleghi e gli amici del sig. Pambianchi tranne questo 

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E comunque.. a parte per i serbi e per i russi.. vale questa regola

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A Dubrovnik ancora oggi si sentono dalmati e non vogliono saperne di essere chiamati “croati”

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Las mamma di Djokovic ha chiesto la nazionalità serba e ha detto in tv che vuole essere considerata serba e non croata e ha ripudiato la religione cattolica battezzandosi in quella ortodossa 

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LA CROAZIA PUO’ DARE TUTTE LE MEDAGLIE CHE VUOLE, MA NON PUO’ DARE LICENZA DI OFFENDERE NESSUNO!

Croati pigliatutto di Giacomo Scotti

E’ vietato ai croati rubare la cultura dalmata

Giacomo Scotti . Lineamenti di un genocidio culturale

Croazia: la distruzione dei libri negli anni ’90

Ragusa distava più di 400 km dalla Croazia

MARINO DARSA ERA UN DALMATA DI ORIGINE SERBA

A Dubrovnik vivevano i serbi e quasi nessun croato

La condanna a Predrag Matvejević

I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti

Il sig. Thoresen è un militare che ha fermato una falsa mostra croata in Norvegia

Dubrovnik non c’è mai centrata una cippa lippa con la Croazia

La Croazia ha violato i diritti di un insegnante serbo

I croati hanno distrutto il vecchio ponte a Mostar

Non dimenticate il crimine croato di Oluja

Hanno cercato di imbavagliare la Gabanelli

Croazia: splendori ai mondiali, ma tante miserie fuori dal campo

Che gaffe la Croazia: ha giocato gli Europei con la bandiera filo-nazista sulla maglia

Condannati all’Aja i vertici della “Grande Croazia”. E Franjo Tudjman

Marin Držić lo Shakespeare di Ragusa

I nazisti croati distruggono Milano

Con la legge sui beni del patrimonio culturale serbo son finiti i furti

E DOPO LE AMEBE VENNERO I CROATI

Croazia: la Corte costituzionale condanna le violazioni dei diritti dei rifugiati

L’italianità di Boscovich (La verità cura le ferite)

Milano _ Porta Venezia – Che fine ha fatto la statua dedicata a Boscovich_ – Urbanfile Blog

Milano _ Porta Venezia – Inaugurata la statua dedicata a Boscovich – Urbanfile Blog

Unione degli Istriani – Post _ Facebook

Ruggero Boscovich scienziato misconosciuto

400 commenti negativi alla mostra di Marino Darsa

Ruggero Giuseppe Boscovich – Wikipedia

Numerose aggressioni ai serbi in Croazia

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Foto di Marco Siragusa. Croazia . Oluja: l’impatto antropico di una Tempesta (militare)

Oluja: l’impatto antropico di una Tempesta (militare)

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Quando hai un D.O.C. e vedi Lina Bertorello ovunque 

Siniša Mihajlović fino alla sera prima aveva giocato a carte con lo zio croato, ma la mattina dopo su tutti i muri delle case c’era scritto UCCIDI IL SERBO e lo zio voleva uccidere suo padre

Siniša Mihajlović uomo di pace

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Roberto Delle Fave è stato un mercenario italiano assoldato dai croati per distruggere i serbi. Quante persone abbia ucciso non si sa, di sicuro c’è solo che in Croazia ha ucciso un bambino per sbaglio 

RED DEVIL, IL MERCENARIO

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Chi fa un articolo sul giornalino della Caritas di Sesto san Giovanni non si puo’ dichiarare giornalista inviato speciale di guerra. Gli inviati speciali sono stati Marco Lucchetta, Alessandro Ota e Dario D’Angelo uccisi dai croati a Mostar
 
 
 

Il gusto dei croati per il fascismo

Laboratorio Jugoslavia Krajina, il Donbass dei 90′

“Per la patria, pronti!” Chi sono i nuovi ustascia?

Fiume: un’altra guerra

Jasenovac: la grave assenza

E DOPO LE AMEBE VENNERO I CROATI

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E’ vecchia ma bella
Un ragazzo croato ha rotto 3 tavole con i geroglifici egiziani nel museo di Zagabria pensando che fosse cirillico
 
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 A fine 2021, il Parlamento serbo approvava le legge sul patrimonio culturale nazionale e la cosa agitava particolarmente i croati 

Il problema è Ragusa e il furto di tutta la cultura dalmata da parte dei croati 

Ragusa era popolata in stragrande maggioranza da serbi, era lontana dalla Croazia e vicina alla Serbia

Che oggi si chiami Dubrovnik e che sia in Croazia non cancella il fatto che a Dubrovnik si sentono dalmati e non croati ed a ogni angolo di strada c’è una scritta contro Zagabria 

Bene ha fatto la Serbia a tutelare i suoi diritti, ma i croati sono furibondi e pensano di fare una legge per rubare Ivo Andric’, Nikola Tesla e niente meno che Djokovic’!!!!!

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I croati continuano a rubare tutto ai serbi

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…Pertanto, il popolo della vecchia Dubrovnik non si considerava serbo o croato per il suo slavismo e univa sia serbi che croati, perché per loro entrambi i fattori etnici erano accettabili come espressione dello spirito del “popolo” slavo. Allo stesso tempo, gli anziani di Dubrovnik avevano una consapevolezza molto sviluppata della propria unicità: sono persone di Dubrovnik, cioè una miscela etnica della popolazione romano-greca e degli slavi di origine prevalentemente serba, economicamente, politicamente e fatalmente legati ai serbi, ma chiaramente separati da loro dal cattolicesimo, dai modelli letterari occidentali e dal tipo di cultura cattolica”….

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E’ quindi gravemente errato intitolare una mostra a Marino Darsa Shakespeare croato, come pure far passare Boskovic per croato, come pure cambiare i nomi a tanti scrittori, pittori, musicisti morti 500 anni prima della nascita della Croazia solo perchè non possono protestare. I Dalmati sono stati un popolo e i croati si devono vergognare di cosa rubano

Giovanni Francesco Gondola è un dalmata mai stato croato manco di striscio

Marin Držić lo Shakespeare di Ragusa

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GIACOMO SCOTTI – LINEAMENTI DI UN GENOCIDIO CULTURALE

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E DOPO LE AMEBE VENNERO I CROATI

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MARIN DRZIC ERA UNA DALMATA FIGLIO DI SERBI

Marin Držić nacque a Dubrovnik probabilmente nel 1508. nella casa paterna vicino al Palazzo del rettore come il figlio minore nella famiglia di commercianti plebei originaria di Cattaro che nel XIV. secolo aveva perso il titiolo nobiliare avendo prolungato l`albero di famiglia da parte di un figlio illegittimo. La madre Anukla discende dalla distinta famiglia borghese di Kotruljević.

Marin Drzic, la biografia

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Per chi non fosse a conoscenza della zona della ex Jugo, si .. i croati in teoria sono cattolici, i serbi in teoria sono ortodossi e i bosgnacchi in teoria sono musulmani, ma è vero che c’è stata una conversione forzata dei serbi ortodossi che a tutti i costi dovevano diventare cattolici e questo in varie ere 
 
 
Vuk Karadzic ha dimostrato che l’idioma “stocavo” era parlato solo dai serbi 
 
Non è che se a Cattaro (Kotor, Montenegro) ci sono dei cattolici sono automaticamente croati! Basta aprire un libro con una cartina geografica! Forza ignoranti.. studiate!
 
 
 
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La mostra alla Pinacoteca di Brera “Marino Darsa lo Shakespeare croato” è fortemente falsa per i seguenti motivi. Marino Darsa è nato a Ragusa, nella Repubblica di Ragusa quando la Croazia stava a 400 km più su. Era di origine serba di Kotor (Montenegro) Parlava stokavo ovvero l’idioma parlato solo dai serbi, tant’è che Tudman ha cambiato la lingua croata proprio per differenziarsi dai serbi. Gli organizzatori hanno ignorato la legge sul patrimonio culturale serbo anche se ne erano a conoscenza 

E’ da capire se abbiamo tradotto male, ma a dir la verità ci sembra di aver tradotto bene, cio’ che dice l’amico croato del sig. Cristiano Pambianchi. Il Sig. Niksa Matic afferma che il busto di Ivan Rendic’ nato nell’Isola di Brac’ in Dalmazia si trova a Dubrovnik .. ma secondo lui dove si dovrebbe trovare? Chiediamo per un amico. Non si trova a Belgrado perchè Ragusa era una repubblica, ma tanto meno si trova a Zagabria caro sig. Matic’. La Croazia puo’ conquistare tutti i territori che vuole ma non puo’ cancellare le culture precedenti, tant’è che a Dubrovnik su ogni angolo c’è una scritta contro Zagabria perchè ancora oggi si sentono dalmati . In ogni caso è sul vostro sito che c’è scritto che Marino Darsa ha origini serbe 

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E DOPO LE AMEBE VENNERO I CROATI

L’equivoco di Dubrovnik nasce dal fatto che fino al 1500 circa si parlava il Dalmatico, lingua neolatina a cavallo tra Italiano e Romeno. La slavizzazione popolare avviene tra il 1400 e il 1550. Ma come lo stesso Boscovich afferma, la lingua popolare di Dubrovnik era “Slavico”, non Croato, un dialetto molto simile a quello di Erzegovina lingua letteraria di tutti i Croati fino al 1992, ma il dialetto di Dubrovnik veniva parlato da tutti anche dai Serbi e dai Mussulmani a ovest del fiume Drina, quindi non poteva essere definito Croato. Peraltro, il dolce idioma di Erzegovina era quello ferocemente odiato da Tudman

La Croazia fa il mestiere suo: piccola nazione quasi senza una storia autonoma (un piccolo regno indipendente per qualche decennio a cavallo dell’anno Mille, poi una banovina ungherese, terra di confine militare austriaco, infine parte della Jugoslavia e – a parte la parentesi del Regno di Croazia paveliciano – soli 30 anni d’indipendenza) cerca giustamente i suoi padri nobili. Lo fa forzando la storia, certamente, ma non diversamente da come l’hanno fatto altre nazioni, compresa la nostra, quando arruolano indiscriminatamente nel passato.

Ma il vero torto non è di chi si piglia qualcosa, ma di chi l’abbandona. E dobbiamo allora chiederci perché l’Italia ha praticamente rinunciato a difendere il suo buon diritto su questi personaggi, come il caso di Wikipedia – dove la lobby croata impera – dimostra. Guai ai vinti, ma peggio ancora guai a chi si dà per vinto.

La Croazia scippa personaggi storici italiani

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Il prof. Novakovic’ ha vinto la sua causa a Strasburgo contro il governo croato, poichè la Corte dei diritti dell’uomo ha ritenuto ingiusto il suo licenziamento. La sua unica colpa era quella di pronunciare con un accento serbo alcune parole croate.

Mile Novakovic ha vinto la sua causa.. anche se troppo tardi

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– Nel corso del 2012 e del 2013, forze revisioniste illegittime in Norvegia, guidate da alcuni croati, hanno cercato di realizzare una mostra sui prigionieri internati in Norvegia dai Balcani durante la seconda guerra mondiale. È stato un tentativo di presentare come vittime i reclusi croati e bosniaci, anche se in numero ridotto, e i serbi croati come croati ortodossi. Mi sono reso conto che non era vero e siamo riusciti a fermare quella mostra. Ho ottenuto elenchi di prigionieri dagli archivi nazionali norvegesi e dal servizio statale delle tombe di guerra.

Così Knut Flovik Thoresen, storico norvegese, scrittore e capitano dell’esercito reale norvegese, parla in un’intervista esclusiva per “Novosti”, del suo rapporto speciale con il popolo serbo, della lotta contro la “falsificazione della verità”, sui serbi nella seconda guerra che erano nei campi in questo paese, motivo per cui ha definito quel periodo il capitolo più oscuro della storia norvegese, così come le impressioni che porta dal Kosovo e dalla Metochia.

Knut Flovik Thoresen

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E spinto dall’odio, qualcuno cerca di appropriarsi di ciò che non gli appartiene fino al punto da definire croato Marco Polo! Oppure da dichiarare «croato da sempre» – laddove quel sempre potrebbe portarci all’inizio dell’umanità – ogni lembo dell’odierna Croazia che nel lontano o recente passato è stato invece abitato anche dagli italiani e concimato dalla cultura italiana, e prima ancora da quella latina. Oggi, purtroppo, la croatizzazione della letteratura, dell’arte e della cultura italiane fiorite in Istria e Dalmazia nei secoli passati diventata una regola nei libri di testo per le scuole e, come già detto, anche nelle enciclopedie croate. A questo scopo si ricorre alla contraffazione perfino dei nomi e cognomi. Le appropriazioni cominciano infatti proprio dalle generalità , cioè dalla loro croatizzazione. Una volta falsificati, ovvero croatizzati nome e cognome di uno scrittore, di un pittore, di un musicista e di qualsiasi altro personaggio, ed accertato che nacque o visse sul territorio che OGGI fa parte della Croazia, la sua opera diventa automaticamente croata.

E DOPO LE AMEBE VENNERO I CROATI

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E poi, infine, di quale lingua Croata stiamo parlando? Quella letteraria usata fino al 1992, basata sul dialetto štokavo jekavo dell’Erzegovina e ben compresa da tutti (anche da Bosniaci e Serbi), o l’ostico dialetto kajkavo di Zagabria che hanno introdotto come neolingua letteraria nel 1992, perchè Tudman odiava l’idioma stocavo?

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I croati e gli pseudo croati di Milano, erano già stati avvisati da tempo di non rubare la cultura dalmata che non centra una cippa lippa con la Croazia dato che era un altro stato. Franco Luxardo, Il Dalmata num.94

Il Dalmata num.94

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Amici.. noi di croati ne conosciamo tanti, ma di croati che si si sono inventati la “Repubblica di Dubrovnik”.. davvero… ne conosciamo per fortuna pochi.. ma si credono che sono tutti ignoranti nel mondo? Poracci.. fan perfin pena!

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Ora.. il gentilissimo sig.Niksa Matic, che ha scritto a chiare lettere nel suo sito che Marin Drzic è originario di Cattaro, quindi Kotor, Montenegro, quindi serbo al 300%, che sa che la Repubblica di Ragusa non centrava una cippa lippa con la Croazia che stava da tutt’altra parte, si permette di scrivere questo.

La casa di Marin Držić considera inaccettabile e infondata la legge sul patrimonio culturale della Repubblica di Serbia e il suo articolo 23 che evidenzia la doppia affiliazione della letteratura di Dubrovnik. La ripetuta acquisizione del patrimonio culturale croato è una continuazione della pratica scandalosa, la cui questione è l’inclusione del dramma di Marin Držić nell’edizione di “Dieci secoli di letteratura serba” pubblicato da Matica Srpska da Novi Sad.

La conquista degli scrittori croati nel tentativo di riempire i buchi della letteratura serba che non ha opere scritte nella loro lingua nazionale fino all’apparizione di Dositej Obradovic nella seconda metà del 18. del secolo, ci fa domandare con quanta attenzione hanno letto e compreso i messaggi di Marin Držić in Serbia. Bugie e furti sono una caratteristica delle persone “beccate” che Drzic ha smascherato tempo fa come coloro che non portano il cuore vicino agli occhi ma fingono di essere ingannati. La legge che stanno cercando di dichiarare la letteratura di Dubrovnik e serbo è proprio questa – un travestimento di verità. E la verità che può guardare chiunque negli occhi è che Marin Drzic è il più grande comico croato e uno dei più importanti scrittori croati in generale. La casa di Marin Držić, come centro nazionale di riferimento per fornire tutte le informazioni sulla sua vita e sul suo lavoro, lavora sistematicamente sul marchio del personaggio e del lavoro di Marin Držić

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Comunque caro sig.Matic, le leggi, per regola e norma, si rispettano anche se non le aggradano, nonostante abbiamo capito che in Croazia fate un po’ quel che volete, ma la giustizia alla fine vince sempre

Mile Novakovic ha vinto la sua causa.. anche se troppo tardi

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Boh.. a trasgredire un codice penale non è che poi ci sia tanto da ridere .. a nostro parere .. de gustibus eh !

Dom Marina Držića, Cattaro – La biografia – muzej-marindrzic.eu

Cristiano Pambianchi – Facebook – Legge serba

E DOPO LE AMEBE VENNERO I CROATI

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Il ricordo della “dismissione”: la distruzione dei libri negli anni ’90

Igor Lasić
30.06.2015.Il cambio di regime in Croazia all’inizio degli anni Novanta ha avuto, accanto alla sua accezione politica ed economica, anche una dimensione bibliotecaria, prima di tutto attraverso la “dismissione” straordinaria dei libri, ovvero una sistematica e pedante eliminazione di tutti i libri che il nuovo regime riteneva inadatti, sia a causa della nazionalità ed altri dettagli bibliografici degli autori, che del luogo di edizione del libro, che del suo contenuto.

Il ricordo della “dismissione”: la distruzione dei libri negli anni ’90

libri

balkan insight

Catturaridiamo

Grazie avvocato, ma fortunatamente internet ci funziona ancora e le bugie hanno le gambe corte

Catturamaradona

MARINO DARSA ERA UN DALMATA DI ORIGINE SERBA

E’ vietato ai croati rubare la cultura dalmata

Giovanni Francesco Gondola è un dalmata mai stato croato manco di striscio

QUEL PICCOLO INSIGNIFICANTE PUNTINO E’ LA CROAZIA

Marin Držić lo Shakespeare di Ragusa

A Dubrovnik si parlava serbo, non croato

Con la legge sui beni del patrimonio culturale serbo son finiti i furti

La letteratura italiana in Dalmazia

Croati pigliatutto

Ruggero Giuseppe Boscovich

I fascisti croati distruggono Milano

Non c’è un ignorante più ignorante di chi dice che la Serbia non ha cultura 

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Il sig. Thoresen è un militare che ha fermato una falsa mostra croata in Norvegia

– Nel corso del 2012 e del 2013, forze revisioniste illegittime in Norvegia, guidate da alcuni croati, hanno cercato di realizzare una mostra sui prigionieri internati in Norvegia dai Balcani durante la seconda guerra mondiale. È stato un tentativo di presentare come vittime i reclusi croati e bosniaci, anche se in numero ridotto, e i serbi croati come croati ortodossi. Mi sono reso conto che non era vero e siamo riusciti a fermare quella mostra. Ho ottenuto elenchi di prigionieri dagli archivi nazionali norvegesi e dal servizio statale delle tombe di guerra.

Onore e gloria a Knut Flovik Thoresen

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A meno di chiarimenti scritti, sembra che il sig. Cristiano Pambianchi non riconosca o non voglia riconoscere che la “Repubblica di Ragusa” e la “Croazia” erano due regni diversi e distanti tra loro e che il censimento ha dimostrato che non vi era un solo croato in Ragusa, attuale Dubrovnik che era, invece, una città serba, popolata in maggior parte da serbi e italiani 
 

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L’implicazione della Croazia nel conflitto in Bosnia Erzegovina era uno dei punti cruciali, e più attesi, della sentenza. La sentenza di primo grado aveva riconosciuto Franjo Tuđman come membro fondamentale dell’azione criminale associata che, attraverso la pulizia etnica, mirava a costruire un’entità politica che si sarebbe annessa più o meno direttamente alla Croazia.

Il secondo grado ha confermato pienamente questo giudizio, che ormai alcuni considerano come una sorta di simbolica messa in accusa (se non di condanna) postuma del Tribunale a Tuđman, morto nel 1999 e da tempo eletto a padre della patria dalla destra croata, al potere dal 2015 a oggi e a lungo durante la transizione.

Franjo Tuđman riconosciuto criminale in tutti i gradi di giudizio

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Trenta anni fa – il 23 dicembre 1991 – la Germania dichiarava unilateralmente e pubblicamente il suo riconoscimento delle repubbliche di Croazia e Slovenia, con effetto a partire dal 15 gennaio successivo. Era il “regalo di Natale” ai nazionalisti antijugoslavi, pochi giorni dopo che, a Maastricht, la stessa Germania aveva ricattato l’intera Comunità europea: o si distrugge la Jugoslavia, oppure niente Euro e niente Unione… Perciò, il giorno di Natale 1991 i muri della Croazia si riempirono di scritte “Danke Deutschland”, e ci fu persino chi ci scrisse una canzone

Da aggiungere che il supporto non era solamente politico, ma anche militare, con armi riciclate dall’ex DDR regalate dai tedeschi ai separatisti croati. Armi con cui assalirono le caserme dell’JNA.
 
La vendetta nazista sulla Jugoslavia e finalmente la Croazia colonia tedesca, per i croati meglio camerieri (alcuni si spingono a dire stallieri) che jugoslavi!
 
 

Sanja Trumbić – Danke Deutschland (cjeli video)

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Gent.mo sig. Cristiano Pambianchi, da anni conosciamo la sua avversione per i “serbi”. Lei dice che sono 29 anni che la disturbano, ma probabilmente sono molti di più, sicuramente prima del parto, perchè non si spiega in nessun modo questa compulsiva “fobia”. Allora, fermo restando che i serbi sono il popolo sbagliato della storia, le sottoponiamo questo caso. Un bambino cacciato dalla sua casa con le armi che deve scappare in Canada per sopravvivere e si ritrova dei croati diremmo davvero poco onesti che lo insultano per la sola colpa di essere stato un bambino serbo nato nell’attuale Croazia. E’ poi così sicuro di voler passare la sua vita odiando un popolo o una qualche coscienza, se la trova, la fa riflettere un attimo? 

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Squallidi e penosi ustascia croati

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Sempre così.. mai tenuto un discorso.. ignoranza pura su tutto quello che è il mondo dei Balcani che comprende anche la Croazia.. anche questo mai capito .. non gli entra ! Profilo FB vero sempre bloccato

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Qui abbiamo William, Guglielmo Alfinar, Arca di Noè, Francesco Frangipane, Luigi Rodeti, Giovanni Tinto e Niccolò Giaxich che sono tutti giornalisti inviati di guerra e consulenti di problemi balcanici, ma il reportage più cruento è stato fatto con le lettere alla fidanzatina

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La città di Dubrovnik, nell’odierna Croazia, con insediamenti vicini, contava 11.177 abitanti secondo il censimento del 1890. La quota più grande era composta da cattolici – 10.327, 546 ortodossi, 221 cristiani evangelici, 79 ebrei, due maomettani, un Uniato e un residente senza affiliazione religiosa.

Alla domanda che lingua parlano in casa, 9.713 persone hanno dichiarato che era serbo, 716 italiano, 384 ungherese, 285 tedesco, 52 ceco, 19 sloveno, 6 polacco e 2 russo.

La rivista “Dubrovnik” è stata stampata in latino, in serbo e trattava di letteratura, storia, cultura e politica ed è stata curata da Antun Fabris (1864-1904), un serbo cattolico di Dubrovnik.

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<< … La kuna è stata la moneta ufficiale dello Stato Indipendente di Croazia (NDH), il regime collaborazionista degli ustasha di Ante Pavelić dal 1941 al 1945. E che è stata ripristinata nel 1994 dal regime nazionalista di destra di Franjo Tuđman, per sostituire il dinaro croato, che a sua volta aveva sostituito il dinaro jugoslavo. Per una parte della popolazione, con il passaggio all’euro, la Croazia avrebbe perso una grande occasione di liberarsi di un simbolo a dir poco problematico. >> In realtà, il passaggio all’euro aggiungerà problemi a problemi, come noi italiani abbiamo sperimentato sulla nostra pelle…

La martora o no? Le peripezie dell’euro in Croazia

Un buon articolo sul Manifesto, a proposito di una significativa vicenda in corso in Croazia. Ringraziamo @Alberto Fazolo per la segnalazione.
<< La stella rossa fa ancora paura
La storia. A Fiume un manipolo di nostalgici di Ante Pavelic, il macellaio dei Balcani, cerca di danneggiare un simbolo che la città ha allestito in occasione di «Rijeka, Città della Cultura 2020» >>
 
 
stella. rijeka
 
 
…A chi non si accontenta della montagna di bugie che i media occidentali sfornavano in quegli anni, consiglio di leggere “In difesa della Jugoslavia” (Zambon Editore) un dossier che documenta le manipolazioni, le omissioni (relative, per esempio, alle responsabilità della Germania e del Vaticano nell’imporre il riconoscimento dell’indipendenza della Croazia che diede la stura, con la pulizia etnica ai danni della minoranza serba, alla feroce guerra civile nell’ex Repubblica socialista), la mancata osservanza dei diritti dell’imputato, cui fu persino negata la possibilità di curarsi, per cui morì in prigionia, interrompendo opportunamente un’autodifesa che stava mettendo in difficoltà gli accusatori. Il libro contiene, fra i vari documenti, diversi scritti di Peter Handke (che fu messo letteralmente in croce per aver denunciato la palese illegittimità della Corte dell’Aia) e i verbali dell’autodifesa di Milosevic.
Carlo Formenti 

Il serbofobicus ereticus è una strana forma di serbofobia. In pratica gli si racconta di una donna aggredita a un convegno e lui capisce che è la donna che aggredisce . Vai a capire quali sostanze assume!

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Ad un certo punto della storia del serbofobicus ereticus, noi facciamo un bellissimo post su Radio Jugoslavia che è la pagina di un ragazzo croato che ama la musica jugoslava . Il serbofobico ereticus è impazzito e clona la pagina, ma poi ci aggiunge cose degne dei migliori psichiatri in convegno per risolvere le peggiori malattie mentali

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Eretico Heretik

PAGINA DI UN MALATO DI MENTE GRAVE

E’ molto difficile non pensare a una grave patologia nel leggere certe cose

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Radio Jugoslavija

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A sentire il sig. Cristiano Pambianchi le migliori testate giornalistiche italiane sarebbero di proprietà serba e russa

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Qualsiasi cosa succeda fosse anche una alluvione in Nicaragua, è colpa dei serbi e dei russi

La Croazia festeggia con le canzoni del neonazista Thompson

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Ecco.. ci sembrava strano che da tre giorni non sentivamo parlare male dei serbi cattivi

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Condannati a 111 anni i generali croati per la “Grande Croazia” e riconosciuto criminale di guerra Franjo Tudman

Gli imputati in questione sono sei croato-bosniaci (il “sestetto”, come lo si definisce nella stampa croata) che furono i massimi esponenti, politici e militari, della Comunità Croata di Herceg-Bosna. Si trattava di una entità nel sud della Bosnia-Erzegovina auto-proclamata nel 1991, priva di riconoscimento internazionale e poi disciolta nel 1994. I sei leader dell’Herceg-Bosna sono stati giudicati responsabili di una “impresa criminale congiunta” (Joint Criminal Enterprise) che, secondo la sentenza, aveva l’obiettivo di costituire una “Grande Croazia”, annettendo dunque la Herceg-Bosnia allo stato croato, con l’esplicito accordo del governo di Zagabria. Lo strumento per realizzare la “Grande Croazia” consisteva nell’espulsione di cittadini bosgnacchi con atti contro l’umanità quali uccisioni, deportazioni, violenze sessuali e la distruzione di proprietà, commessi sistematicamente tra il 1992 ed il 1994 in Bosnia-Erzegovina.

Condannati all’Aja i vertici della “Grande Croazia”. E Franjo Tudjman

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La categoria dei “serbofobici” ha un pregio.. si insultano da soli

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Catturapambianchi

E comunque nonostante tre tentativi in cui è stato richiesto esplicitamente, il sig. Cristiano Pambianchi non toglie la bandiera ustascia dal profilo

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CatturaPAMBIANCHI NON CAPISCE

“La Serbia senza il Kosovo sarebbe come Roma senza il Colosseo”. (S. Mihajlovic). Addio al grande serbo Siniša Mihajlović. La sera avevano giocato tutti a carte e la mattina lo zio croato voleva uccidere suo padre serbo e su tutti i muri c’era la scritta : uccidi il serbo . Guardatevi dagli ustascia croati … sarebbero capaci di uccidere la loro famiglia come hanno fatto con più di 100 parenti di Tesla.. tutti messi a morte

Riposa in pace Siniša Mihajlović, grande serbo, grande uomo, grande campione, leggenda nostra

I croati e gli pseudo croati di Milano faticano a ricordare il comandamento NON RUBARE . Lo dicono tutti, ma in particolar modo lo dice Marco Tarquinio, lunedì 21 marzo 2016, rispondendo alle giustissime rimostranze di Antonio Ballarin. Si vede che questi signori finchè non prendono una denuncia non capiscono. – Posso parlare solo per me e per i miei colleghi, caro dottor Ballarin, ma di un dovere che non è solo mio e nostro: gli errori, quando ci sono, vanno sempre corretti. Affermare quel che è stato affermato in quel dispaccio di agenzia sull’italiano Ruggero Boscovich «croato» è stato un errore serio e grave. Che getta sale su una ferita che bisognerebbe invece curare e chiudere. E la verità è la prima medicina.

L’italianità di Boscovich (La verità cura le ferite)

Siamo grati al Direttore di «Avvenire» per avere colto e approfondito le precisazioni che la Federazione degli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati – tramite il suo presidente, Antonio Ballarin – ha espresso circa l’inaugurazione del milanese monumento a Ruggiero Boscovich, esaltato come scienziato croato da parte delle fonti giornalistiche che hanno recepito in modo acritico il comunicato ufficiale dell’iniziativa. Non è questo che l’ultimo tentativo di piegare la storia al nazionalismo.

Boscovich: una precisazione

C’è qualche ipocrita che si dice cattolico, ma il comandamento “non rubare” non lo rispetta

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Comunque è da chiarire se il sig. Cristiano Pambianchi fa più informazione o disinformazione, perchè non c’è NESSUNO che è d’accordo con quello che dice

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Ruđer Bošković – Ruggero Boscovich

Monumento a Ruggero Giuseppe Boscovich a Milano

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Ammesso e non concesso che ogni cattolico nato in un territorio qualsiasi della sponda orientale dell’Adriatico debba essere considerato croato, ci chiediamo come si possano attribuire alla letteratura croata poeti e scrittori che non scrissero le loro opere in lingua croata. Qui chi grida «Al ladro, al ladro!» è lui stesso un ladro matricolato preso con le mani nel sacco. Infatti in quest’antologia croata della letteratura delle Bocche di Cattaro, che va dal tramonto del XIV alla fine del XVIII secolo, troviamo 48 autori nati nelle Bocche, dei quali 12 sono anonimi. Sottratti questi ultimi, ne restano 36, dei quali, 22 non hanno lasciato una sola riga di scritto in lingua croata o serba, sicché è stato ingaggiato un manipolo di ben 11 italianisti per tradurre i loro testi dal latino e dall’italiano e inserirli nell’antologia. Per la precisione in due casi le traduzioni sono dal latino e in tutti gli altri dall’italiano. La domanda, fastidiosa, sempre la stessa: come possono appartenere alla letteratura croata dei testi italiani poetici e in prosa?

Con quale diritto, con quale faccia tosta si possono compiere siffatte operazioni?

Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi. F

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Recentemente è stato ripubblicato il libro della casa editrice Zambon curato da Jugocoord che racconta minuziosamente il ‘processo’ contro il leader jugoslavo, il tentativo è quello di affermare la verità storica su quello che successe non solo a Milošević ma all’intero popolo jugoslavo. Il libro si apre con un contributo di Domenico Losurdo scritto nel 2005 quando uscì la prima edizione dell’opera, in queste poche pagine viene riaffermata la natura delle guerre coloniali, intrise di una profonda matrice razzista. È superfluo ricordare che il barbaro attacco contro l’Unione Sovietica da parte della Germania nazista aveva come scopo la conquista del lebensraum (lo spazio vitale tedesco) che si ispirava, come scritto da Adolf Hitler nel ‘mein kampf’, alla conquista dell’Ovest avvenuta nel continente nordamericano attraverso il genocidio dei nativi americani. Non è casuale che Losurdo a proposito del ‘tribunale’ dell’Aja faccia riferimento ai ‘processi’ del Ku Klux Klan che tra Ottocento e Novecento decretavano il linciaggio ed il rogo degli afroamericani.

“In difesa della Jugoslavia”, pubblicata la seconda edizione

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Più che fascismo diremmo confusione mentale. Il fascismo è quello che cantano i croati quando inneggiano ai villaggi serbi bruciati

caos mentale

E su “Ripensare i Balcani” potrebbe ancora andarci col profilo vero (unico posto ancora in cui non è stato bannato) ma i Giuda hanno la coda di paglia

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A lui gli dovresti raccontare come l’esercito croato ha ucciso 600 anziani che non sono riusciti a scappare in Krajina e come lui si vanta della bandiera ustascia che ha ucciso 700 mila serbi

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JUGO.FOREVER

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wikipedia

Siamo felici sig.Cristiano Pambianchi che il sig.Slaven Letica sia stato il suo mentore, ma il sig.Letica ha fatto cacciare dalla Croazia 5 scrittrici croate che lui aveva diffamato e una di questa, precisamente Dubravka Ugresic, ha citato lei caro Pambianchi per il suo mal comportamento. Ora ci viene difficile pensare che lei possa porsi a difesa del patrimonio culturale croato .. ci consenta!

Vedasi :

Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi. L

Ruđer Bošković – Ruggero Boscovich

Nato a Ragusa in Dalmazia da padre serbo e madre italiana.

Una volta falsificati, ovvero croatizzati, nome e cognome di uno scrittore, di un pittore, di un musicista che nacque o visse sul territorio che oggi fa parte della Croazia, la sua opera diventa automaticamente croata. 

GIACOMO SCOTTI – LINEAMENTI DI UN GENOCIDIO CULTURALE

IL DALMATA

Chi ha avvisato l’ANSA il 13/02/2017 dicendo che Boskovic era croato ha detto il falso . Impossessarsi delle culture precedenti perchè hai conquistato quel territorio non ha nessun senso, altrimenti anche tutta la cultura degli Illiri diventerebbe croata. L’unica cosa corretta da dire è quella scritta sulla statua. Nato a Ragusa, nella Repubblica di Ragusa, attuale Croazia . A Dubrovnik al massimo nascono alcuni croati dopo il 1920 e nemmeno, non certo dal 1500. A Dubrovnik nascono i croati da quando è Croazia, non prima. Non si puo’ cambiare nazionalità a tutti quelli nati 500 anni prima e non si puo’ confondere la Repubblica di Ragusa col Regno di Croazia che stava da tutt’altra parte . Che ignoranza certa gente!!!

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E spinto dall’odio, qualcuno cerca di appropriarsi di ciò che non gli appartiene fino al punto da definire croato Marco Polo! Oppure da dichiarare «croato da sempre» – laddove quel sempre potrebbe portarci all’inizio dell’umanità – ogni lembo dell’odierna Croazia che nel lontano o recente passato è stato invece abitato anche dagli italiani e concimato dalla cultura italiana, e prima ancora da quella latina. Oggi, purtroppo, la croatizzazione della letteratura, dell’arte e della cultura italiane fiorite in Istria e Dalmazia nei secoli passati diventata una regola nei libri di testo per le scuole e, come già detto, anche nelle enciclopedie croate. A questo scopo si ricorre alla contraffazione perfino dei nomi e cognomi. Le appropriazioni cominciano infatti proprio dalle generalità , cioè dalla loro croatizzazione. Una volta falsificati, ovvero croatizzati nome e cognome di uno scrittore, di un pittore, di un musicista e di qualsiasi altro personaggio, ed accertato che nacque o visse sul territorio che OGGI fa parte della Croazia, la sua opera diventa automaticamente croata.

Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi. F

Il sig. Cristiano Pambianchi è diventato.. aimè.. lo sponsor della cultura serba

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Ad esempio:

Nikola Tesla è stato un inventore e fisico serbo, nato a Smiljan, odierna cittadina croata, nel 1856 come suddito dell’Impero austriaco, e morto a New York nel 1943

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Boskovic’ è un Dalmata col padre serbo e la mamma italiana. Di croato non ha nulla. Naturalmente avendo il padre serbo e la mamma italiana parlava benissimo sia il serbo croato (stocavo) che l’italiano.

DALMAZIA

Qui si accenna alla forzata conversione dei serbi ortodossi per dimostrare che vi erano dei “croati” data l’origine uguale del popolo serbo croato che si è poi distinta per le diverse dominazioni 

Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi. F

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Bè.. visto che gli albanesi dicono che Nikola Tesla è albanese, anche i croati possono dire che Boskovic è croato. La storia si tramuta in opinioni .. alle volte, ma indovinate un po’? E’ sepolto in una chiesa ortodossa!! Penso che da lassù parli chiaramente

I Boskovics erano una nobile famiglia serba la cui origine era dell’Erzegovina orientale – Orahov Do vicino a Trebinje. Da questa zona, alla fine del XVIII secolo, Nikola Bošković si trasferì a Dubrovnik per commerciare. Durante il commercio, Nikola Bošković era anche interessato alla storia dei serbi, così è stata scritta la sua opera Relazione dei Monasateri della Provincia di Rassia.

Ci sono due personalità importanti nella famiglia Boskovic: Bozo Boskovic e Rudjer Boskovic. Božo Bošković era un rispettabile e ricco commerciante. Ha lasciato 10.000 fiorini al comune di Dubrovnik per l’istruzione dei bambini abbandonati “indipendentemente dalla religione”.

Nella famiglia spicca Ruđer Bošković, matematico, fisico, astronomo, diplomatico e poeta di fama mondiale.

Quando i Bošković ottennero davvero la nobiltà, non è stato determinato esattamente, molto probabilmente l’hanno ottenuta come Pokrajčić nel 1595, e anche prima, e che su questa base la famiglia Bošković ha ricevuto la nobiltà e lo stemma il 15 aprile 1718. Non è noto a quale Boskovic si riferiscano queste informazioni e se si riferiscano a questa famiglia Boskovic.

Un ramo della famiglia Boskovic, si diresse a nord, attraverso Valjevo fino a Srem, dove spicca Jovan Boskovic filologo, professore, redattore di Matica Srpska e ministro dell’Istruzione nel governo di Jovan Avakumović.

Come se non bastasse, Tuđman volle mettere le mani anche su Ruggero Giuseppe Boscovich, raguseo, figlio di padre erzegovese e di madre oriunda bergamasca – Bettera – lo scienziato gesuita vissuto in Italia fin dai tredici anni di età. Scrisse le sue opere soltanto in italiano e in francese, personalmente polemizzò con chi voleva cambiargli nome e cognome, ma ciononostante Tuđman voleva che il monumento dello scienziato a Milano lo indicasse con nome e cognome scritti con la grafia croata: Rudjer Bošković. Il governo italiano quella volta disse di no e la visita ufficiale del “Vrhovnik” in Italia sfumò. Giacomo Scotti, Croati pigliatutto

I croati hanno speso tanti denari per regalare una statua di Boskovic’ a Milano, ma non hanno potuto scriverci sopra “croato”. Il nazionalismo porta solo guerra, sempre e ovunque; però viene detto a tutti i giornali che Boscovich è croato et voilà, il gioco è fatto! Già c’erano riusciti a Troia con un certo cavallo

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Anche Italo Calvino è italiano però è nato a Santiago de Las Vegas de La Habana per non parlare di tutti gli italiani nati in Libia e Ungaretti nato al Cairo sarebbe egiziano ? E Ugo Foscolo era greco? Si puo’ dire che la Serbia ha dato 18 imperatori all’Impero romano? Si puo’ dire che Eraclito è turco perchè adesso Efeso è in Turchia ?

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Marta Drpa è una serba nata a Knin, attuale Croazia, prima che i croati compissero la strage di Krajina con 600 civili uccisi nelle loro case. Marta è serba e serba è rimasta. Quindi i croati riescono a cambiare nome e nazionalità solo ai morti 

Nel palmares dei «croati» finisce un buon numero di dalmati, in particolare di ragusei. Ragusa è una delle città più di confine: comune italiano vissuto in concorrenza con Venezia (che la occupa fra XIII e XIV secolo, plasmandone le istituzioni), Ragusa è considerata la “Quinta repubblica marinara”. Tuttavia è oggettivamente una città dalle molte identità, in cui convive l’elemento italiano (peraltro, un italiano non veneziano, proprio per la rivalità con la Serenissima) della classe dirigente con quelli slavi (croato, serbo, bosniacco, montenegrino) e balcanico in genere (morlacco, valacco, greco, armeno e albanese). Alla fine del 1500 e poi nel secolo successivo Ragusa subisce due devastanti terremoti. La città non si riprese mai più da questi due colpi e lentamente l’elemento italiano venne soverchiato da quello slavo, nonostante la perfetta convivenza dei due. Quando Napoleone pone fine alla vita millenaria della repubblica marinara, fra 1804 e 1806, a Ragusa l’italiano è ancora la lingua ufficiale, anche se gran parte della popolazione parla comunemente le lingue slave.

GIACOMO SCOTTI – LINEAMENTI DI UN GENOCIDIO CULTURALE

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Figli di questa città di confine, moltissimi ragusei possono essere considerati tanto italiani quanto slavi. E fra questi il più celebre è senz’altro l’astronomo e matematico Ruggero Boscovich (1711-1787) nato a Ragusa da madre italiana e padre serbo, a 14 anni si trasferì in Italia. Boscovich, che fu un prete cattolico, è uno dei più grandi intellettuali del suo tempo: matematico, astronomo, uomo di fede e di scienza. Era senz’altro bilingue (parlava anche in serbocroato, ma in famiglia prediligeva l’italiano), scrisse la gran parte delle sue opere scientifiche in latino – lingua della scienza d’allora – ma anche in italiano e in francese. Nella sua corrispondenza con Voltaire, il filosofo gli scriveva in italiano. Fece parte dell’Accademia dei Quaranta, altrimenti detta Società Italiana. E’ interessante che anche i serbi considerano Boscovich come un “loro” scienziato, poiché suo padre era di origine serba. Boscovich preferiva definirsi “dalmata”, rivendicando dunque un’origine regionale più che nazionale (un atteggiamento dunque molto… italiano!). Va altresì notato che dei suoi cinque fratelli, due – Anna e Pietro – furono buoni poeti slavi, mentre un altro – Bartolomeo – fu studioso e poeta, ma di lingua italiana.

La Croazia scippa personaggi storici italiani

I croati sono così rispettosi della cultura altrui che non c’è un monumento lungo tutte le coste croate che indichi la presenza degli italiani che c’è stata per tantisimi anni. Ma non solo, molte chiese a Dubrovnik sono ortodosse serbe. Guardate un po’

qui

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UN RICORDO DI DINO CASAVOLA

Mio padre non voleva fare il militare: nel ’38 non si presentò alla chiamata di leva. Vennero dei gentili carabinieri ad accompagnarlo in caserma e fece la conoscenza con le Forze Armate in una cella del castello di Pavia.
Passano due anni, termina la leva e Dino Casavola torna a casa. L’Italia dichiara guerra alla Francia. Il tempo di riprendere la sacca militare e raggiunge il col di Tenda. Tutto tranquillo o quasi: la Francia, allo stremo per l’invasione tedesca, firma l’armistizio dopo pochi giorni (non prima di aver bombardato dal mare la città di Genova).
Forse, avrà pensato mio padre tornando a casa, la guerra non era così brutta… e arriva una nuova chiamata: ci si imbarca a Brindisi per raggiungere l’Albania.
Dall’Albania, gli italiani volevano spezzare le reni alla Grecia, i greci non erano della stessa opinione e ce lo stavano spiegando anche troppo chiaramente.
L’inverno albanese rimarrà un ricordo costante per mio padre, che odierà gelo e neve per il resto della vita. Intanto la guerra continua, con la primavera arrivano i tedeschi, e finalmente anche gli italiani entrano in Grecia.
Arriva anche il settembre ’43: l’armistizio. I reparti italiani ricevono notizie contraddittorie, e in qualche maniera anche all’interno della Grecia arrivano voci su Cefalonia e i massacri tedeschi. Cosa successe a quel gruppo di soldati italiani non lo so, ma Dino Casavola fece in tempo a raggiungere la montagna, finendo con i partigiani. Imparò il greco.
Nel frattempo in Grecia sbarcano gli inglesi e i tedeschi si ritirano. I partigiani greci e i soldati inglesi troveranno anche il tempo per spararsi tra loro per decidere chi avrebbe comandato in Grecia negli anni a venire.
Mio padre si ritrova prigioniero degli inglesi. Comincia una nuova avventura: a piedi… dalla Grecia all’Egitto, lungo tutta la sponda orientale del Mediterraneo. “L’elmetto degli inglesi, il più scomodo che abbia mai indossato…” mi dirà.
In Turchia vide come i superiori trattavano le loro truppe (e ringraziò di non aver dovuto fare lì il militare).
Campo di prigionia – Egitto: ci rimase più del previsto e riportò in Italia un’abbronzatura che resisterà per il resto dei suoi anni…. altro ricordo che durerà un po’ di anni: la malaria. Non c’era molto da fare: imparò un po’ d’inglese e la Divina Commedia a memoria (l’unico libro a sua disposizione)
Finalmente il 25 aprile! La guerra è finita e piano piano ritornano in Italia i soldati fatti prigionieri (qualcuno no, ma questa è un’altra storia). Gli inglesi se la prendono comoda con i rimpatri e in quel campo di prigionia in Egitto scoppia una rivolta. Responsabili e presunti tali (lui è nel gruppo) saranno gli ultimi a rientrare, nel 1946.
Ecco la storia di un uomo che non voleva fare il militare e se ne fece otto anni, come soldato, come partigiano e infine come prigioniero, uscendone vivo.
Quando ero ragazzo, avrei voluto parlare con lui di come furono quegli anni. Ma quasi tutte le volte la risposta era la stessa: “ Non è stato divertente, non ho molta voglia di parlarne.”
Così è nata questa ricostruzione, reale o forse immaginaria, raccogliendo frammenti di discorsi e reticenze.
Che dire ancora? A 77 anni passati, anche Dino Casavola smise col lavoro. Ero contento, perché finalmente avrebbe potuto godersi il riposo, la calma, i nipoti. Neanche sei mesi dopo, una malattia lo portava via nel giro di un mese. Era il 4 luglio 1998.
Fabrizio Casavola

Fabrizio Casavola in Balkan crew

UN INTERESSANTE COMMENTO

Beh, la legge 92/2004 del “giorno del ricordo” non è certo una buona legge tale da doverne difendere il senso… Occorre sempre fare una chiara distinzione fra ricostruzione storica delle vicende e celebrazione del 10 febbraio com’è dal 2004 secondo la legge 92. La ricostruzione storica completa, articolata, può comprendere anche la considerazione di mire espansionistiche da parte jugoslava, vittime innocenti alla liberazione del maggio ’45… Ma, quand’anche fosse, questo non giustifica affatto l’istituzione del 10 febbraio come giorno di solennità civile nazionale. Non ha senso che la Repubblica antifascista premi coloro – vedi a chi sono andate il 10 febbraio dal 2005 la gran parte delle medaglie – che sono stati la causa prima del problema, cioè i fascisti che hanno intrapreso la guerra contro la Jugoslavia che nulla aveva fatto all’Italia, e che, come “soluzione”, rappresentavano un’Italia nient’affatto democratica ma alleata dei tedeschi nazisti e anzi sotto il loro diretto comando nelle zone di confine (ZOLA). Quanto a vittime innocenti, purtroppo ce ne sono sempre in tutte le guerre (e non solo in guerra), se si dovesse istituire un giorno di solennità civile per tutte le vittime innocenti il calendario diventerebbe pieno di solennità civili. P.E. Perchè, allora, non fare un giorno di solennità civile per le tante vittime del tutto innocenti dei bombardamenti angloamericani? Un pò lo stesso discorso per i 250.000 esodati da Istria e Dalmazia: ci sono stati anche altri fenomeni di esodo e di dimensioni maggiori di questo, il quale, tra l’altro, è avvenuto senza che le autorità jugoslave lo abbiano imposto con provvedimenti di espulsione, ma se si vuol fare un giorno di solennità civile per i 250.000 esodati allora che fare per i 300.000 e più jugoslavi uccisi dall’esercito fascista invadente e occupante la Jugoslavia? La verità è che la legge 92/2004, voluta in primis da fascisti o ex fascisti del MSI, è stata un’operazione politica. Sulla base dell’equiparazione antifascisti-fascisti, ovvero sulla base della riconsiderazione del fascismo buon difensore dell’Italia di fronte alla barbarie slavocomunista, si è “dato un contributo” ulteriore all’operazione politica di “sdoganamento” dei fascisti dalla scena politica italiana in corso allora già da un quindicennio ….

 

DAL DIARIO DI TATIANA

Belgrado (1)

Dunque… dove eravamo rimasti? Ah, sì… i miei genitori, combattenti sotto la bandiera della Divisione Italiana Partigiana Garibaldi, erano  a Bijelo Polje… ci sostarono a lungo perché il ponte che conduceva a  Kosovska Mitrovica era stato abbattuto…  mio padre con la sua Squadra Genieri andò ad erigere  una passerella (ponte sospeso) mentre mina venne assegnata all’Ospedale come supporto per la cura dei feriti… era un vero Ospedale in muratura con camerate grandi e luminose, ma piene zeppe di feriti. I feriti più gravi dovevano stare sui letti, però non era sempre possibile… un giorno sentì chiamare: “motra ime” (sorella mia in albanese) si trattava di un ragazzino di circa 15-16 anni: ALI’ BALVORA a cui doveva essere amputato il braccio perché una scheggia di pallottola DUM-DUM l’ aveva mandato in gangrena; quella pallottola era veramente micidiale… si chiamava Dum-Dum perché il 1° Dum era lo sparo, mentre il 2° Dum avveniva quando raggiungeva l’obiettivo poiché si “apriva” come una rosa  di schegge che dilaniavano letteralmente i corpi colpiti. Il ragazzo aveva paura di morire e soffriva molto, le teneva la mano stretta a sé e si rammaricava per la madre vedova, senza altro sostegno che lui… mina , come poté,  cercò di rincuorarlo facendogli presente che la vita merita d’ essere vissuta anche senza un braccio, che avrebbe rivisto la madre e che l’avrebbe mantenuta col suo stipendio perché lo Stato gli avrebbe dato un posto di lavoro adeguato alle sue condizioni… Alì doveva andare in Camera Operatoria, ma continuava a tenere stretta la mano di mina che dopo tante insistenze lo accompagnò ed assistette all’intervento… (mentre mi raccontava il fatto le vennero i brividi al solo ripensarci… disse che fu terribile) il chirurgo affondò il coltello nel braccio, poco sotto la spalla, tagliò la carne tutto attorno e di botto questa si estroflesse, scoprendo completamente l’osso… lasciò il coltello e prese un seghino con cui staccò l’arto…  fece il tutto senza anestesia, solo con un po’ di etere per cercare di intontirlo… Alì pativa tanto e stringeva i denti così forte che dovettero mettergli un rotolo di garza in mezzo per non farglieli spezzare… (mina disse che fu raccapricciante tutta la procedura… e che raccontando le sembrava di avere ancora nel naso quell’ odore nauseabondo… in tempo di guerra  il chirurgo aveva pochi mezzi, quasi gli stessi di un macellaio) comunque l’ intervento finì e riportò Alì in corsia… continuò a stargli vicino finché arrivò un altro ferito: un tedesco colpito al basso ventre che urlava dal dolore come un maiale scannato. Era  gravissimo… mina lo sistemò sull’unico letto ancora disponibile, subito dopo venne portata una partigiana montenegrina ferita ai polpacci ma non era grave. La stava medicando con una lunga garza imbevuta di permanganato che infilava nella gamba tramite il foro di entrata del proiettile e poi la faceva uscire dal lato opposto, attraverso il foro di uscita dello stesso proiettile, quando entrò in corsia un ufficiale slavo che le ordinò di mettere a terra il tedesco e liberare il letto per la partigiana… Alì Balvora era ancora dolorante, ma oramai era fuori pericolo però l’ufficiale pretendeva che fosse il tedesco a cedere il letto! Mina provò a dire che in ospedale non si tiene conto di razza o religione, ma solo delle condizioni sanitarie però fu inutile perché lui ribadì perentorio: “A terra ho detto!”  Dovette obbedire!!! Mio padre aveva finito di costruire la passerella ed era rientrato alla base, ma già in procinto di partire con la Squadra  per l’abbattimento di un ponte… le disse che insieme a loro sarebbero partite anche altre Compagnie per attuare la famosa missione alla periferia di Kosovska Mitrovica… mina non volle restare in ospedale: la vita dell’infermiera non faceva per lei… preferiva vederli morti i suoi compagni, piuttosto che in fin di vita e così tanto martoriati! Raggiunse il Tenente Zef e gli disse che voleva prendere parte alla Missione, lui acconsentì… e così, insieme a centinaia e centinaia di partigiani, partì verso Kosovska Mitrovica e… senti, senti… a questo punto mina… mi cominciò a cantare una strofa dell’Inno dell’Armata in albanese che i partigiani avevano modificato in onore delle Brigate d’appartenenza… quella di mina era la 5^ (peste) “Brigata peste heroike godit fashizmin me terbim, dhe dermo prangat tiranike ti japesh popullit clirim!” (Eroica Quinta Brigata, colpisci il fascismo con furore, distruggi le manette tiranniche, ridona al popolo la Libertà!) Scoppiammo a ridere tutt’e due, ma io di più perché lei cantava battendo le mani sul tavolo, dondolandosi come se marciasse, anche se era seduta. Una piccola parentesi per dirti che tramite fb ho trovato la straordinaria disponibilità di Eduart Rustemi il quale, in base alle parole ricordate malamente da mina e da me trascritte ancor peggio, riuscì a risalire al testo originale che mi mandò completo di traduzione… non lo ringrazierò mai abbastanza… ma ora riprendiamo la marcia con i partigiani.  Dunque, superarono Kosovska Mitrovica e si diressero verso Dečani, dove bino doveva far saltare il ponte che avrebbe inchiodato in città i tedeschi in fuga, facendoli così cadere nel tranello dei partigiani. Si piazzarono nella zona stabilita e bino con la sua squadra si diresse verso il ponte…  mina ottenne il permesso di seguire l’operazione… si appostò nelle vicinanze con altri 4-5 soldati italiani in una zona da dove poterono vedere la procedura per la demolizione del ponte. Mio padre nel frattempo era salito sul ponte con alcuni uomini della sua squadra… parlava sempre a bassa voce perché correvano il rischio d’ essere scoperti prima d’ aver compiuto il lavoro…  i  tedeschi erano ancora di stanza a Kosovska Mitrovica ed effettuavano frequenti ricognizioni… prese accordi precisi con i fuochisti: “Nessuno di voi dovrà accendere la miccia se non avrò dato l’ordine… dovete aspettare che io parli!”  Tutti risposero: “Va bene!” E lui: “Tutto chiaro?” E loro: “Chiarissimo”!!! Subito dopo cominciarono a preparare i fornelli (erano buchette dove collocavano la dinamite e la miccia) fecero presto perché di lì a poco quasi tutti avevano finito ed aspettavano il via, solo bino era in ritardo: stava frugandosi in tasca, cercando qualcosa che non trovava, allora si rivolse al fuochista più vicino e glielo chiese, ma quello, vedendolo parlare, credette che stesse dando l’ordine di accendere la miccia… ed eseguì! Gli altri stavano all’erta e fecero altrettanto, poi via di corsa al riparo, lontano dal ponte. Era un fuggi-fuggi generale, solo mio padre fu colto di sorpresa e non gli restò altro da fare che tuffarsi, da quattro – cinque metri di altezza, nel fiume sottostante col pericolo che qualche masso esploso, cadendo gli spaccasse la testa. Mina al momento, osservando la scena, credette che quella fosse la normale procedura e vedere il gesto atletico del marito la inorgoglì: era proprio bello!!! Però quell’acqua gelida avrebbe potuto causargli qualche malanno e non riusciva a spiegarsi perché non trovassero un altro metodo meno rischioso per la sua salute, ne parlò con i soldati vicino a lei, ma loro le dissero che di solito non facevano così… intanto lui nuotava verso l’argine del fiume e siccome da sopra non era visibile, lei dovette aspettare che la raggiungesse per avere le adeguate spiegazioni. Nel frattempo gli altri genieri erano scesi sulla sponda per vedere se caso mai fosse stato colpito dai resti del ponte che era crollato, ma solo per poco più della metà  (la sua parte non era caduta  perché lui… non aveva acceso la miccia!!!) Appena mise piede a terra si accorsero che comunque stava bene, perché cominciò subito ad inveire insultando quel fuochista troppo solerte! Il ragazzo rispose: “Ma tu avevi detto di accendere appena parlavi e io ho acceso.” E lui: “Ma bischero, io ti stavo chiedendo il coltello!” A quel punto scoppiarono tutti a ridere… solo lui restò col “muso lungo” per parecchio, ma non negò mai che fosse effettivamente andata così. La stessa notte mina lo sentì lamentarsi: gli erano venuti dei bubboni molto dolenti sul sedere… la mattina dopo andarono all’ospedale da campo dove lui sperava che la faccenda si potesse risolvere con un po’ di pomata… invece no! Glieli dovettero incidere perché c’era già il pus! Una volta finita la medicazione lui pensava di tornare alla base… invece no! Il chirurgo, guardandolo bene in viso, si accorse che era tutto giallo… si era beccato pure l’itterizia!!!  Il grande spavento non solo gli aveva “agitato” il sangue, ma gli aveva anche fatto… “traboccare” la bile!!! Restò ricoverato fino a guarigione delle incisioni e poi lo rispedirono alla base,  mina invece non poté lasciare l’ospedale perché, a seguito dell’attacco contro i tedeschi, stavano arrivando parecchi feriti, alcuni molto gravi, fra cui due uomini della squadra di mio padre… restarono  in quell’ ospedale per molto tempo senza notizie di mio padre. Un bel giorno però, arrivò un Corriere-Staffetta che le portò una sua lettera: diceva che l’aspettava a Scutari perché la città, senza più tedeschi in giro, era molto più tranquilla… lei decise di partire subito… i due soldati di bino ormai erano prossimi alla dimissione (uno,  Alberto Cotrozzi,  era toscano di “Lucca di Sopra”  ed era molto amico di bino) avevano intenzione di andare a Scutari anche loro… partirono insieme! Poco prima di lasciare la zona di Kosovska Mitrovica si fermarono in un paesino slavo dove, spacciandosi per Staffette, ottennero dal capo villaggio 3 bei cavalli che promisero di lasciare ad un suo amico nel paese successivo, scambiandoli con altri e così facendo avrebbero raggiunto Prizren, dove sarebbero saliti sul camion per Scutari. Invece non cambiarono mai i cavalli e addirittura, poco prima di Prizren, li vendettero… l’acquirente fece  un ottimo affare, ma per loro tre andò ancora meglio!!!  Ottennero parecchi Lek e tutti contenti salirono sul camion per l’Albania;  dopo diverse ore finalmente arrivarono al Capolinea e ci trovarono mio padre che li aspettava perché gli… “tirava il sangue”! (Ricordo che anche negli anni a seguire, diceva sempre così, quando aveva un presentimento.) Entro breve tempo però i miei capirono che né da Durazzo, né da Valona sarebbe  partita alcuna una nave per l’Italia perché gli accordi fra Italia- Albania-Inghilterra si presentavano lunghi e laboriosi… inoltre mina soffriva di una struggente nostalgia per la sua famiglia che, tutto sommato non si trovava poi così tanto lontano… gli espresse il desiderio di andare per qualche giorno a Bukovik e lui decise di accontentarla. Passarono a salutare tutti gli amici con l’intesa che si sarebbero rivisti in Italia, ma ce ne furono quattro o cinque che non vollero assolutamente separarsi da lui e quando mina disse che in casa dei suoi genitori non ci sarebbe stato posto per tutti, risposero che si sarebbero arrangiati da soli, senza dare nessun disturbo e se non avessero trovato una casa disponibile, si sarebbero adattati a dormire anche in un pagliaio! Era appena iniziato il 1945 quando partirono alla volta di Bukovik… faceva freddo, ma  rammentando le montagne innevate e gelide del Kosovo, percepivano l’aria frizzantina di gennaio, quasi calda come d’estate… mina poi, si era proprio trasformata, mio padre diceva che i suoi grandi occhi neri brillavano come stelle e sprizzava gioia da tutti i pori… però, quando giunsero nei pressi di Bečići (a circa 2 km da Budva), furono fermati da un posto di blocco montenegrino: la strada per Cetinje era inagibile (bombardata dagli italiani) e pure il ponte era stato abbattuto (dai tedeschi)… i militari montenegrini, sentendo che parlavano in italiano li  “invitarono” in caserma, ma poi, quando seppero che appartenevano al Genio, furono ancora più contenti perché avevano trovato braccia competenti.  Mio padre ebbe il permesso di sistemare la moglie presso una casa privata e poi con tutti gli altri fu “assunto” per la ricostruzione di strada e ponte… il lavoro fu portato a completamento molto rapidamente e con perizia… ancora oggi la strada che da Petrovac sale  per Cetinje è quella di allora ed il ponte pure! Finalmente arrivarono a Bukovik e lì trovarono tutti i   familiari di mina che, avendola pianta per morta, ancora non si capacitavano di vederla in carne ed ossa… e ripresero a sperare che come lei tornassero anche zio Giorgio e zio Marko… rimasero a Bukovik una decina di giorni (giusto il tempo per concepire me), ma furono densi di colpi di scena… te li racconterò la prossima volta.

Tatiana B.

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